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martedì 22 marzo 2011

Diamo i numeri: le % della comunicazione

Se dovessimo elencare alcuni elementi distintivi e caratteristici del comportamento umano rispetto a quello animale di certo tra le varie voci inseriremmo la parola…fieri e orgogliosi di essere in possesso di questo straordinario strumento di comunicazione.


Del resto come negare che parlare ci permetta di esprimere e trasmettere agli altri (i.e. comunicare) concetti articolati, totalmente astratti con grande dovizia di particolari e sfumature.


Tuttavia se andiamo un po’ più a fondo ci rendiamo conto che la parola non è l’unico aspetto della nostra comunicazione.


Il tono di voce, l’intonazione, il volume e il ritmo con cui parliamo portano moltissimi significati. Un’espressione concitata trasmette ansia, una parola urlata può essere rabbia o rimprovero, un tono scontroso ci comunica scarsa disponibilità…e questo a parità di contenuto verbale…


Altrettanto immaginate qualcuno che a braccia conserte vi inviti ad entrare o con volto triste vi risponda che è profondamente soddisfatto della sua vita… in entrambi i casi il messaggio verbale vi risulterebbe non confermato da quello gestuale.


Dunque il linguaggio verbale è solo una parte di comunicazione cui si aggiunge il paraverbale (tono, volume, timbro, ritmo, ecc.) e il non verbale (mimica, gestualità, prossemica, ecc.).

La composizione percentuale è molto diversa da quella che potremmo immaginare.


Interpretiamo infatti un messaggio attraverso il linguaggio verbale per il 7%, il paraverbale per il 38% e il non-verbale per il 55%.


Sorpresi? Beh il linguaggio verbale è nato in definitiva in tempi recenti rispetto all’evoluzione umana e sulle nostre spalle sta un bagaglio incredibile di comunicazione priva di linguaggio che ci ha fatto sopravvivere per secoli e ancora è rimasta come imprinting nelle nostre menti.


Cosa ne deriva?


Che se non c’è coerenza tra i vari linguaggi percepiano un senso di disagio nella comunicazione

Che dovremmo affidarci al linguaggio non-verbale per capire le reali intenzioni di chi ci parla perché è più istintivo e meno gestito consapevolmente

Che dobbiamo fare attenzione quando usiamo canali che tecnicamente non possono avere tutte e 3 i livelli della comunicazione perché trasmettere efficacemente il nostro pensiero sarà più difficile…


Del resto avete mai aggiunto un emoticon ai vostri sms o alle vostre chat? O siete mai rimasti incerti davanti ad una mail per capire se il capo vi sta evidenziando qualcosa implicando un rimprovero o semplicemente vi sta inviando un suggerimento bonario?
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Etichette: comunicazione, non-verbale, paraverbale, verbale

martedì 15 marzo 2011

Torniamo a parlare di parole...

Torno oggi con una nuova “puntata” della serie “spazio alle parole” per parlare di un altro termine che spesso aleggia nelle riunioni con i clienti e forse mai del tutto valorizzato nel suo peso: PAYOFF (o PAY-OFF).

Sguinzagliando una ricerca su internet ne esce fuori una definizione simile:

“Frase conclusiva dell'annuncio posta vicina al marchio per potenziare le qualità; del prodotto o l'immagine di una ditta: ricorre in tutti gli annunci della campagna pubblicitaria.”

Che possiamo tenere come punto di partenza delle nostre brevi considerazioni.

Il payoff in verità viaggia quasi sempre accanto al marchio, non solo nelle campagne, che sono la manifestazione più pubblica e diffusa dell’identità aziendale, ma anche in tutte le occasioni d’uso del marchio stesso: cataloghi, brochure, firme elettroniche, ecc.

Il payoff è l’estratto dei valori e della mission aziendale; poche pregnanti parole in cui facciamo stare a forza chi siamo, cosa facciamo e soprattutto COME lo facciamo; un “ritornello” da imprimere nella testa del cliente che porterà così in giro la quintessenza della nostra identità.

E se tutto questo vi sembra un processo un po’ “omeopatico” di affermazione del brand leggete queste 10 righe e pensate a quanto alcune siano dei veri e propri tormentoni della pubblicità

Nokia - Connecting people

Fazzoletti Scottex - Il posto più morbido dove mettere il naso

Galbani - Vuol dire fiducia

Rowenta - Per chi non si accontenta

Lavazza - Più lo mandi giù e più ti tira su

Rotoloni Regina - Non finiscono mai

Cornetto Algida - Cuore di panna

RTL102,5 - Very Normal People

Tonno Riomare - Così morbido che si taglia con un grissino

Amaro Lucano - Voglio il meglio

Convinti? Dunque… volete ancora affidare il ricordo del vostro marchio ad una frase scritta di fretta, nella precipitazione di dover riempire quello spazio vicino al logo?

O pensate di prendervi un po’ di tempo, magari rivolgervi ad un professionista e studiare con attenzione queste poche e così forti parole? Magari anche ricordandovi che alcuni vi leggeranno in una lingua diversa dalla vostra e dovranno trovare la stessa ricchezza di significato…

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Etichette: marchio, pay-off, payoff

mercoledì 2 marzo 2011

Social media: minaccia o opportunità?

Il tema è sicuramente "caldo"...

Pro o contro i social media?

Siete del “popolo” di Facebook o per anti-conformismo vi rifiutate di esserci?

Avete bloccato in azienda l’accesso ai social media o credete nel senso di responsabilità dei dipendenti?

State investendoci per la vostra pubblicità o aspettate che questa “ennesima bolla” nelle abitudini su internet esploda e si concluda?

Personalmente non sono un’”addicted” ai social media… per cui riesco ad andare in vacanza senza consultare il mio profilo Facebook ogni giorno ma non voglio essere una moderna “imperatore Guglielmo” che diceva: “Credo nel cavallo. L’automobile non è che un fenomeno transitorio”.

Perché se i social network evolveranno, come probabile e come sempre più rapidamente succede, se cambieranno le abitudini d’uso di internet come è successo con il passaggio al web2.0, non possiamo comunque trascurare un fenomeno che nel settembre 2010 portava 16,5 milioni di italiani su un totale di 24 milioni attivo su internet a passare il 50% del tempo totale trascorso online su Facebook.

I social network hanno innescato un effetto trascinamento che sta alfabetizzando una fetta di popolazione prima esclusa dal mondo informatico e che oggi acquista e usa un pc anche a casa per poter ritrovare e…diciamolo! spettegolare su compagni di scuola, amici e colleghi che non vede da 30-40-50 anni.

Dunque comprensibili le scelte di limitare gli accessi quando incidano sulla produttività del personale ma non comprensibile la demonizzazione di questi strumenti.

Come ogni cosa il loro uso su un piano personale ma soprattutto di business, visto che qui si parla di marketing, va gestito con cura e professionalità.

La competenza sui canali, le soluzioni, ecc. è richiesta qui come in qualsiasi attività di comunicazione. E un piano di investimenti che scelga i canali idonei, strutturi i contenuti in modo adeguato ed efficace (bando ai “riversamenti” delle pubblicità cartacee online) partendo dal nostro target, dal nostro mercato, ecc. è necessario sui social media quanto su qualsiasi altro mezzo di comunicazione.

Ricordiamoci poi che social media = diffusione virale di qualsiasi messaggio!

Non so voi ma io non sono certa di condividere la visione di Oscar Wilde “nel bene e nel male purchè se ne parli”….

Ma qui ci allarghiamo su troppe tematiche… meglio parlarne a parte… una prossima occasione…

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Etichette: facebook, marketing, social media, social network

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