lunedì 16 maggio 2011
Takete o Maluma?
Guardate la figura e provate a dire chi è Takete e chi è Maluma...3 secondi...non pensateci troppo!
Avete risposto Maluma per la prima figura e Takete per la seconda? Complimenti! Come il 90% degli intervistati!
Un caso? Secondo la psicolinguistica no!
Facciamo un rapido passo indietro per spiegare.
E' forse nozione ormai diffusa che il nostro cervello è diviso in due emisferi: il sinistro controlla la parte sinistra del corpo, è la parte razionale e logica, gestisce il linguaggio, ecc. Il destro che presiede al nostro lato sinistro è il cervello "emotivo", quello artistico o detta in altri termini quello analogico.
Descritto così sembrerebbe che quando parliamo il nostro lato sinistro sia l'unico interprete e creatore di ciò che diciamo ma in verità una larghissima parte è invece gestita dall'emisfero destro.
Ricordate il post sulla comunicazione dove ben il 38% è para-verbale e fatta di toni, ritmi, ecc.? Bene! Questi sono gestiti dal lato destro del nostro cervello dunque già così capiamo il contributo non banale di questa parte di percezione nel nostro comunicare.
Ma non è finita! Perchè avete tutti (o quasi) scelto l'abbinamento descritto all'inizio di questo post?
Perchè Takete e Maluma non sono solo due parole intese come codice digitale, fonemi cui si associa un significato (in questo caso nullo dato che non sono termini esistenti). Sono anche codici analogici: una sorta di sintesi di componenti sensoriali che ci consentono di interpretare la realtà circostante ed in particolare di comunicarla, fortemente riferita al nostro contesto culturale e che fa da riferimento essenziale alla rappresentatività generale.
Facciamo un esempio concreto! Se dico "bicchiere" ho pronunciato un fonema che si associa ad un chiaro significato. E questo me lo dice l'emisfero sinistro. Ciascuno di noi però avrà una propria immagine mentale generalista di bicchiere già patrimonio dell'emisfero destro. Contemporaneamente ciascuno di noi ha un'idea della "bicchierità", di ciò cioè che consente di riconoscere un bicchiere, che è un patrimonio fortemente correlato al proprio contesto culturale. E' questa idea di bicchierità che ci permette di rispondere alla richiesta del vicino che ci chiede un bicchiere anche se davanti a noi non c'è il bicchiere che abbiamo come immagine di riferimento e a lui di non trovare difficoltà nell'accettare quello che gli porgeremo anche se diverso dalla sua immagine di bicchiere.
Complesso? In verità no... è questo codice condiviso che parametrizzato rispetto alle singole culture ci permette di arrivare al risultato iniziale, perchè possiamo mappare suoni e forme e trovare "corrispondenze" condivise per cui la figura a sinistra DEVE chiamarsi Maluma, mentre l'altra Takete.
E' la psicolinguistica che ci permette di creare forme, packaging, loghi, grafiche, slogan, ecc. che si allineano a questo codice condiviso rispecchiando l'idea e il posizionamento che vogliamo dare alla nostra azienda.
Dunque, nessuna magia, nessuna manipolazione... scienza... e processi che ogni giorno influenzano il nostro agire, il nostro scegliere, il nostro comunicare.
Forse è interessante conoscerli no?
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