Beatrice Warde (comunicatrice sulla tipografia) ne "Il calice di cristallo", paragona il design grafico ad un bicchiere di vino. Non al vino, ma proprio al suo contenitore. Quando beviamo il vino ci accorgiamo a malapena del bicchiere in cui viene servito. Non sarebbe obiettivo dire che non diamo importanza al bicchiere da cui beviamo (nessuno mai penserebbe di bere un vino doc in una tazza) eppure è il vino che conta, non il suo contenitore.
Lo stesso funziona col design: le persone "bevono" i messaggi costruiti ma si interrogano raramente su come il messaggio venga formato o sul modo in cui possa influenzare il pubblico.
Raramente ci fermiamo a pensare a queste cose. Assorbiamo i comunicati, chiedendoci solo di rado come siano stati costruiti. Beviamo il vino senza accorgerci del bicchiere.
Si può quindi catalogare questo design grafico come "design silenziosamente ben fatto", svolge cioè la propria funzione senza evocare su di sè grande attenzione.
Un'altra fetta del design grafico però risulta effimero e inconcludente, come se un vino scadente venga servito in un bicchiere scadente.
Si può quindi ragionare facilmente su come si può paragonare il design grafico al calice e quale vuole essere il contenuto di questo.
Se si ha un vino eccellente, sarà più facile gustarselo e aumentare le sue qualità organolettiche con un bicchiere di vetro, trasparente, che mostri il prodotto contenuto, che ne mostri il colore, con una forma che esalti il suo profumo. Un vino profumato con dei toni di colore interessanti perderà tutto se verrà bevuto in un bicchiere di plastica. Il design grafico deve richiamare l'attenzione quindi su quello per cui è stato creato non su sè stesso.
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