Quando un industriale diventa intraprendente a tal punto da voler fare il lavoro di "comunicatore" sarebbe bene farlo desistere dall'idea, in quanto probabilmente non sarebbe in grado di esaudire i desideri del target dal punto di vista comunicativo.
Tipico è il caso del budino Jell-O, negli anni 50.
Da decenni le scatole di Jell-O figuravano nelle cucine di milioni di americani, abituatisi a considerarlo un dessert semplice, facile a prepararsi e senza nessuna pretesa. Ma dopo il 1950 la direzione della fabbrica, smaniosa di vederlo ben figurare sulle pagine pubblicitarie, d3ecise di presentare il budino in "modelli" sfarzosi, coloratissimi, carichi di strati e di decorazioni barocche. Gli annunzi non erano certo spettacolari, ma contrariamente alla generale aspettativa, non fecero salire le vendite, anzi. Jell-O si trovò nei guai senza sapere il perché.
Uno specialista di RM venne pregato di studiare il problema.
Le donne erano colte da un vago senso d'inferiorità quando vedevano le meravigliose creazioni pubblicitarie. Temevano di non essere capaci di ripeterle esattamente nella loro cucina, e si sentivano turbate al pensiero che qualcuno le stesse a guardare dicendo: "Deve riuscire uguale a questo". Perciò la reazione della massaia era ormai: "Se devo darmi tanta pena posso benissimo farne a meno".
Dopo l'analisi, Jell-O ridivenne un dolce casalingo e senza pretese, privo di qualsiasi decorazione, presentato in una forma semplicissima e monocolore, riprendendo le vendite.
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