lunedì 31 maggio 2010
Improvvisazione
venerdì 28 maggio 2010
Scopri qual è la tua attitudine zodiacale alla comunicazione con Brain Emotion
Brain Emotion presenta una nuova applicazione Facebook alla scoperta dell'attitudine zodiacale alla comunicazione
http://www.facebook.com/apps/application.php?api_key=dae7d535453bdb2c9cea30de25e60a09#!/pages/Verona-Italy/Brain-Emotion/35089734108?ref=ts&ajaxpipe=1&__a=13
martedì 25 maggio 2010
Recensione: "Design dell'informazione" di M. Botta
Come si progetta un sito web, una mappa interattiva, un luogo per l'e-commerce?
Quali sono le problematiche che ricorrono nella progettazione di un sito web, di un sistema di visualizzazione dell‘informazione, insomma, di qualsiasi sistema informatizzato dotato di un‘interfaccia grafica?
"Design dell'informazione" di Massimo Botta rappresenta davvero un libro centrale per designer e progettisti che “elaborano e propongono” le informazioni.
Parliamo di un libro che ha caratteristiche adeguate per essere catalogato come testo accademico, una via di mezzo tra il saggio illustrato e il manuale, che pone l’obiettivo di ordinare e chiarire.
Un ottimo testo che affronta le problematiche che ricorrono nella progettazione di sistemi di natura informatica, ovvero delle interfacce, facendo un’ampia ricognizione di modalità, corredata da esempi a colori e da un’ottima parte iconografica.
“Da sempre l’uomo ha sfruttato qualsiasi spazio o superficie disponibile come supporto scrittorio per registrare e trasmettere l’informazione. Dalle pareti di una caverna agli oggetti d’uso quotidiano, da una pelle di bufalo alle vetrate di una cattedrale, la connaturata adattabilità della scrittura ad aderire a qualsiasi supporto scrittorio ci ripropone, all’interno dei sistemi comunicativi informatizzati, due modelli di organizzazione del sapere, che in realtà provvedono anche alla mancanza di certe condizioni materiali, alla virtualità del mezzo“.
Un ottimo esempio di buona editoria e buoni contenuti.
Tecres e Brain Emotion “cementano” la propria collaborazione: una doppia azione per una comunicazione efficace
Tecres S.p.A è un’azienda di Sommacampagna, in provincia di Verona, che ingloba due divisioni: la storica divisione Metal Finishing, specializzata in trattamenti e finiture superficiali dei metalli ad alta tecnologia, e la divisione Medical che realizza dispositivi e cementi ossei per il settore ortopedico.
Tecres ha scelto ancora una volta la versatilità e la creatività di Brain Emotion, agenzia di marketing e comunicazione di Verona, per veicolare la propria immagine. L’azienda aveva precedentemente commissionato all’agenzia Veronese la realizzazione del sito internet della divisione Metal Finishing e oggi le rinnova la fiducia anche per la divisione Medical, in particolare, in occasione del lancio di Vancogenx, una linea di spaziatori temporanei e cementi ossei, contenenti doppio antibiotico: Gentamicina e Vancomicina.
La presentazione ufficiale della nuova linea di prodotti di casa Tecres Medical avverrà in occasione del Congresso di Efort 2010 che si terrà a Madrid dal 2 al 4 Giugno 2010 e che riunirà il grande Settore Ortopedico Europeo.
Il team della “Ranocchia” Brain Emotion ha, innanzi tutto, anticipato il lancio di Vancogenx con un Banner nel sito web di Tecres Medical e, successivamente, ha contribuito alla realizzazione dello stand dell’azienda ad Efort.
La sinergia creatasi tra le due realtà sembra quindi orientata a “cementarsi” nel tempo: Tecres, sta infatti valutando di appoggiarsi all’agenzia Veronese per rinfrescare l’immagine istituzionale degli stand in occasione dei congressi ai quali Tecres partecipa periodicamente in tutto il mondo, fermi restando i principi cardine sui quali si basa tutta la filosofia aziendale, attraverso la quale si occupa di salute da più di 25 anni.
Come afferma l’Ing Elena Ianeselli, titolare di Brain Emotion “la solida e proficua collaborazione instauratasi tra il team Brain Emotion e la realtà di Tecres Spa genera una sinergia che potrebbe, non a caso, essere paragonata alla doppia azione di Vancogenx in campo biomedicale”.
Tecres Azienda chimico-farmaceutica con 2 settori. Nel settore meccanico, Tecres Metal Finishing [http://www.tecres.verona.it/], è specializzata nei seguenti trattamenti ad alta tecnologia anche su particolari di forma complessa: incisioni e marcatura al laser su tutti i metalli e su vari tipi di materiale plastico, elettrolucidatura su materiale inox, ossidazione anodica dura, a spessore e su alluminio. Nel settore farmaceutico, Tecres Medical [http://www.tecres.it], è produttrice di cemento osseo acrilico, protesi metacarpo falange, protesi temporanee d'anca e viti per endortesi.
Brain Emotion [http://www.brainemotion.it] Brain Emotion è un’agenzia di comunicazione che offre servizi a 360° alle aziende nell’ambito del marketing e della comunicazione d’impresa. In particolare offre servizi di consulenza su strategie e mezzi di comunicazione interna ed esterna, si occupa di studio e realizzazione marchi, loghi, di studio naming e posizionamento, di realizzazione brochure, cataloghi, leaflet e sales folder e creazione siti web con piattaforme e-commerce. Si occupa inoltre di realizzare campagne promo-pubblicitarie, attività di direct marketing e di organizzazione eventi, incluso l’allestimento di stand fieristici e servizi correlati.
Contatto stampa:
Dott.ssa Elena Fazion
C/O Brain Emotion
Vicolo Calcirelli, 7 - Verona
Tel. 045/8106099
Fax 045/4850930
Email press@brainemotion.it
lunedì 24 maggio 2010
Un venerdì da leoni...
Minuti di spiegazione e presentazione dove il cliente ascolta silente, guarda, rigira tra le mani, osserva, chiede…
Ripete il brief, rilegge il brief nelle proposte, comincia a scremare…il dialogo è a 4 quattro ma anche se un tavolo ci divide tra clienti e agenzia, stiamo lavorando sullo stesso progetto perché il flusso di pensieri si muove fluido dai due lati del tavolo…le idee viaggiano in entrambe le direzioni, le proposte anche e ci scappa perfino la battuta, il commento un po’ ironico, l’episodio di vita personale che si inserisce nel contesto del lavoro….perché anche se ci diamo del lei possiamo scherzare e parlare di cose personali o forse proprio perché ci diamo del lei e ciascuno rispetta il proprio ruolo e la propria competenza possiamo attivare quasi un brain storming…
Non ci sono “segreti” industriali, il cliente ci svela il prodotto e lo prova con noi…un paio di forbici e dello scotch…vediamo come rende… e la bozza che prima sembrava in coda alla lista sale in top position… forse dunque non ci avevamo visto male… ma alla fine non importa chi ha avuto l’idea, siamo tutti qui per ottenere un risultato e possiamo anche liberamente dirci che questo “fa schifo” e l’altro ci ricorda un altro prodotto perché ci stiamo raccontando a vicenda i percorsi mentali e stiamo costruendo insieme il nuovo….
Un’ora se ne va veloce perché è intensa…piacevole e intensa…
“Ma voi siete venuti anche per un’altra idea di cui volevate parlarci vero? Siamo pronti! Dite!”
E il discorso riparte…è un progetto nuovo, innovativo… e finché ne parlo mi ricordo del motivo per cui ho telefonato a loro e non ad altri contatti per presentarlo… perché mi stanno ascoltando, perché attorno al mio nucleo stanno vedendo il proprio business… non sono spaventati…sono incuriositi, stimolati, interessati…
Prima di oggi forse neppure io l’avevo visto in tante sfaccettature ma la loro interazione, i loro commenti, suggerimenti, osservazioni sul loro mercato mi fanno vedere altri lati, ancora meglio dei primi che vedevo, ancora più interessanti di quelli che mi avevano convinto a credere in questa nuova idea…
Ascoltano e propongono con la consapevolezza che noi siamo lo stimolo, i fornitori e primi supporter del progetto ma che loro sono l’azienda, che il loro coinvolgimento nello scegliere, nel decidere, nel mettere in campo la loro conoscenza del mercato sarà determinante…
Sento frasi come “ non possiamo più restare sui soliti format…non bastano…” o affermazioni tipo “il prodotto c’è e di qualità ma bisogna che il messaggio arrivi sul mercato”… stupore… soddisfazione…stiamo costruendo un progetto di marketing…di più…forse stiamo aprendo un nuovo settore e un nuovo business…
Ok abbiamo gettato i semi….l’idea è piaciuta…ora noi possiamo intervenire quando l’azienda avrà preso alcune decisioni e fatto un piano, anche interno, ma abbiamo visto i “lucciconi” negli occhi di chi sta guardando non il dito ma la luna…
“Grazie! Attendiamo notizie sul progetto e iniziamo a lavorarci!”
E si torna indietro in ufficio… questa volta con il sorriso stampato in volto…
La soddisfazione non tanto di avere un contratto nella bisaccia o un assegno di acconto in mano…
La soddisfazione di ricevere per il lavoro precedente i complimenti che tanti hanno fatto a loro e che loro condividono con noi senza remore…
La soddisfazione di vedere che ci hanno preparato un campione del ns. ultimo lavoro da regalarci “perché è bello che in agenzia ci sia!”...
La soddisfazione di aver dialogato… di aver parlato insieme, noi consulenti, loro clienti, ciascuno nel proprio ruolo… dove i punti di vista non devono coincidere ma devono esprimersi per trovare una sovrapposizione o cmq spiegarsi agli altri….
Un bell’appuntamento… una giornata e un incontro che ri-accendono l’entusiasmo per un lavoro in cui crediamo…per un lavoro che ci fa credere ogni volta in un prodotto diverso, nel prodotto di un cliente diverso quasi fosse il nostro… perché è questo che vogliamo fare…credere con voi nel vostro prodotto e nella vostra azienda e insieme a voi renderla più grande e più “bella” per il vostro pubblico!
venerdì 21 maggio 2010
L'importanza del giusto testo
Proprio per questo, la scelta di un giusto testo adeguato al target del sito, diventa un'operazione che può risultare vincente. Al contrario, sottovalutando questo aspetto, o relegandolo al semplice contenuto riempitivo, si corre il rischio di utilizzare poco o niente le immense potenzialità che un sito internet può offrire.
In questi anni ho letto numerosi "Chi siamo" o "Azienda" passati dai vari clienti, pieni zeppi di errori ortografici, per il semplice motivo che probabilmente il testo era così noioso che nemmeno l'autore aveva voglia di leggerlo. Classico esempio quindi di testo fallimentare: sicuramente se io che ho scritto il testo non ho voglia di leggerlo, figuriamoci un potenziale cliente.
L'informazione infatti deve essere essenziale e immediata, invece un testo più prolisso deve essere fornito a chi vuole approfondire l'informazione data. E' lo stesso concetto dei titoli di giornale: informazione immediata con testo a effetto per generare interesse.
Non ha quindi senso sbattere 10000 caratteri su una pagina al primo click, perché sarà una pagina che nessuno leggerà: magari l'informazione interessante è stata messa in fondo o in mezzo e quindi non riuscirà ad arrivare al cliente finale.
Lo stesso vale per la descrizione dei prodotti: si inizia con le specifiche di rilievo che caratterizzano la merce in vendita e in un'altra zona invece una descrizione più dettagliata per chi è interessato.
Questo tipo di approccio può essere sviluppato in modi diversi e il testo efficace può essere messo in risalto utilizzando più tecniche e ottenendo quindi risultati più utili. Infatti una delle funzioni di una buona organizzazione del testo e dei contenuti è far sì che l'utente trovi l'informazione che cerca nel più breve tempo possibile: infatti più tempo perde l'utente nella ricerca del contenuto, maggiore sarà la possibilità che egli abbandoni il sito, perdendo quindi un'occasione.
Non solo.
Il giusto testo permette anche di ridurre sensibilmente il numero di utenti che arrivati sul sito lo abbandonano dopo aver visitato soltanto la pagina in cui sono arrivati (Rimbalzo). Questo dato risulta più importante per determinati siti che non per altri: ad esempio i blog hanno una frequenza di rimbalzo altissima proprio per il modo in cui sono strutturati, mentre un sito di prodotti o un e-commerce dovrebbe puntare ad abbassare questo dato per aumentare la visibilità di più prodotti.
Quindi, riassumendo, l'importanza del giusto testo può ridurre la frequenza di rimbalzo, può aumentare il tempo medio sul sito e può contribuire a fidelizzare l'utente finale al sito stesso. Può risultare utile anche per una buona indicizzazione nei motori di ricerca, ma questa è un'altra storia.
Ma chi può costruire un giusto testo per un sito internet? Sicuramente non il cliente. Infatti anche durante questa procedura il cliente dovrà farsi guidare dagli esperti di comunicazione, che ogni webagency dovrebbe avere, per creare il testo e l'organizzazione più adatta al proprio target.
Peccato che questo avvenga di rado.
giovedì 20 maggio 2010
RESTYLING RAI: breve critica.
Sarà che la farfallina mi stava simpatica e l'idea delle facce che si guardavano era per me geniale e sarà che il logo vecchio non era, sempre per me, poi così antico da cambiare, ma proprio il logo nuovo non mi piace.
Su Youtube è possibile visualizzare un video in cui viene spiegato il motivo di tale azzardato restyling: creare una linea guida per tutte le reti della televisione italiana e somigliare alle altre reti europee.
Inoltre è stato scelto un carattere che non ha niente a che vedere con l'italianità. Il Futura, carattere bauhauista, non credo impegni in una campagna di questo genere. Visto che hanno effettuato un restyling così radicale, che non so nemmeno quanto si possa parlare di restyling, potevano anche cambiare il font.
Infine proprio non capisco l'idea che ci si debba conformare nelle linee e nelle forme alle altre reti europee.
Il mondo è bello perchè è vario.
O forse, copiare è sempre più comodo che inventare.
mercoledì 19 maggio 2010
E-Globe e Brain Emotion: un binomio “verde” per l’efficienza energetica e comunicativa
E-Globe è una Energy Service Company nata nel 2008 con l’obiettivo di sviluppare e promuovere interventi di efficienza energetica, di generazione energetica distribuita e di impiego di risorse rinnovabili.
La giovane azienda ha rinnovato la sua fiducia a Brain Emotion, nota agenzia Scaligera che offre consulenza e servizi di comunicazione aziendale, per la realizzazione del sito internet che la porterà ad affrontare le sempre nuove sfide sul fronte del risparmio energetico.
Con il lancio on line di E-Globe, le due aziende vanno a rafforzare una collaborazione che si protrae da tempo: Brain Emotion ha infatti contribuito ad ideare e realizzare il logo E-Globe al momento della sua nascita e, successivamente, ne ha seguito la crescita occupandosi dello sviluppo dell’immagine coordinata attraverso la creazione di una brochure istituzionale, a tre ante in formato A4 orizzontale, e una cartellina porta documenti personalizzata.
Il repentino sviluppo del settore energetico in chiave di risparmio ed efficienza, anche come conseguenza di interventi normativi, ha portato E-Globe a far fronte ad una rapida crescita attraverso l’offerta di una gamma di servizi che spazia nell’intera filiera dell’approvvigionamento energetico e un dialogo continuo per fornire una corretta informazione in merito.
Di qui l’esigenza dell’azienda di una comunicazione efficace della filosofia aziendale e del metodo di lavoro creando una sorta di finestra di dialogo con i propri interlocutori in modo da avviare un confronto finalizzato a rispondere adeguatamente ad ogni specifica esigenza.
Brain Emotion ha quindi supportato la crescita di E-Globe mettendo a disposizione versatilità, creatività e sinergie che contraddistinguono il suo affiatato team, realizzando un sito web con le caratteristiche di chiarezza, immediatezza e completezza, richieste dal cliente stesso.
Il sito, oltre ad accogliere le informazioni generali sull’azienda e i vari contatti, illustra nel dettaglio i servizi da questa offerti e tutte le novità del comparto energetico con normative di riferimento, links utili e rassegna stampa. La parte interattiva ospita invece moduli di richiesta informazioni e un’area esclusivamente riservata agli operatori di settore. A livello grafico, il sito creato da Brain Emotion richiama quelli che sono i valori principali dell’azienda, con la prevalenza di colori come il verde e l’azzurro che richiamano l’ambiente, oltre che linee semplici e immagini impattevoli per evocare soluzioni immediate e di sicura efficacia.
Il binomio da tempo creatosi tra E-Globe e Brain Emotion punta all’obiettivo che sembra accomunare entrambe: una sinergia orientata al raggiungimento dell’efficienza, energetica per E-Globe, comunicativa per Brain Emotion.
E-Globe [http://www.e-globe.it]
E-Globe è una Energy Service Company (ESCO) di Crotone che si occupa di approvvigionamento energetico offrendo interventi di efficienza energetica, di generazione energetica distribuita e di impiego delle energie rinnovabili con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e le emissioni inquinanti nell’atmosfera.
E-Globe è un progetto nato dall’esperienza di Cremonesi Consulenze e Gruppo Scilanga che uniscono 30 anni di esperienza nel settore energetico.
Brain Emotion [http://www.brainemotion.it]
Brain Emotion è un’agenzia di comunicazione che offre servizi a 360° alle aziende nell’ambito del marketing e della comunicazione d’impresa.
In particolare offre servizi di consulenza su strategie e mezzi di comunicazione interna ed esterna, si occupa di studio e realizzazione marchi, loghi, di studio naming e posizionamento, di realizzazione brochure, cataloghi, leaflet e sales folder e creazione siti web con piattaforme e-commerce. Si occupa inoltre di realizzare campagne promo-pubblicitarie, attività di direct marketing e di organizzazione eventi, incluso l’allestimento di stand fieristici e servizi correlati.
Contatto stampa:
Dott.ssa Elena Fazion
C/O Brain Emotion
Vicolo Calcirelli, 7 - Verona
Tel. 045/8106099
Fax 045/4850930
Email press@brainemotion.it
lunedì 17 maggio 2010
Social Network Mania: avvertenze per l'uso
Che le aziende si confrontino con questa nuova frontiera della comunicazione è del tutto comprensibile, se non indispensabile: il dialogo sta infatti alla base di ogni relazione, di qualunque natura essa sia e quella economica non fa eccezione.
In una visione etica dell’operare aziendale i social network rappresenterebbero un ottimo strumento a disposizione dell’azienda per relazionarsi con i propri pubblici di riferimento e ottenerne quindi il consenso, il che giustificherebbe l’esistenza stessa dell’azienda.
Molto spesso però questi strumenti messi a disposizione dal cosiddetto Web 2.0 vengono sfruttati dalle aziende per ottenere nel più breve tempo possibile un tornaconto di tipo economico, senza comprenderne la natura.
Nell’approccio più grezzo ai social network l’azienda cerca infatti di ottenere il maggior numero di contatti possibile bombardando di messaggi gli utenti senza offrire loro un valore aggiunto. In questo modo viene meno la relazione e quindi il concetto di scambio di valore tra un soggetto ed un altro trasformando la comunicazione in un flusso informativo unidirezionale.
Il rischio di interpretare erroneamente la funzione del social network può trasformarsi in un’arma a doppio taglio per l’azienda: l’utente infatti potrebbe ribellarsi a questo tipo di comportamento e generare una comunicazione negativa per l’azienda, che trattandosi di comunicazione on line, si diffonderebbe rapidamente, con danni considerevoli all’immagine aziendale.
L’azienda deve quindi riflettere sul perché un determinato strumento si diffonde più di altri e cercare quindi di utilizzarlo in relazione alla funzione per il quale si è generato, solo in questo modo potrà produrre i risultati attesi. In altre parole l’azienda che utilizza il social network dovrebbe attivare una comunicazione tale da generare valore aggiunto per entrambe le parti: da un lato l’azienda può conoscere meglio il proprio interlocutore e agire in modo da incontrarne le aspettative, dall’altro l’utente riceve informazioni e contenuti su temi desiderati che in vario modo possono coinvolgere l’azienda.
L’interazione con gli utenti in merito a specifiche tematiche di comune interesse, porterebbe alla formazione di gruppi che andrebbero in questo modo ad identificarsi con i valori dell’azienda e dei prodotti/servizi da questa offerti: solo con questo passaggio il contatto acquisito attraverso i social network diverrebbe un’effettiva opportunità di business.
IL VUOTO, IL DESIGN E LA SOCIETA' (Parte 2°)
Il graphic design è un linguaggio e quindi, se i designer devono parlare questo linguaggio, dovranno essere perlomeno persone che si interrogano, che siano culturalmente coscienti e che abbiano menti percettive a livello semiotico. In altre parole dovranno essere persone che abbiano studiato.
Qualsiasi definizione, quindi, di design grafico, è inadeguata se non si considera gli studi e le conoscenze tecniche necessarie per essere un graphic designer.
Il design infatti ha anche una dimensione professionale: possedere conoscenze circa la proprietà intellettuale, capacità di negoziazione e presentazione, saper scrivere proposte, possedere competenze riferenti all'ambito del business, essere esperti nella produzione del lovoro finito, governare programmi di software, manipolare immagini, gestire tecniche di stampa, teoria dei colori, web programming, trasferire informazioni su piattaforme multiple...
L'Encyclopaedia Britannica riguardo il graphic design scrive:
"il design grafico è l'arte e la professione di selezionare e disporre elementi visivi - quali tipografia, immagini, simboli e colori - per portare un messaggio ad un pubblico. Talvolta viene definito "comunicazione visiva", enfatizzando la sua funzione nel dare forma (es. il design di un libro, una pubblicità, un logotipo, un sito web) a delle informazioni. Una parte importante del compito del designer consiste nel combinare elementi visivi e verbali perché costituiscano un insieme ordinato e efficace.
mercoledì 12 maggio 2010
IL VUOTO, IL DESIGN E LA SOCIETA' (Parte 1°)
Come "fruitori" del visivo basta guardarci attorno per misurare il degrado che investe le nostre città, i nostri ambianti, i nostri paesaggi, i nostri prodotti. Visione ancor più dolorosa se confrontata con la nostra storia. Tutti segni di un impoverimento progressivo della nostra cultura della comunicazione visiva.
La professione viene esercitata su basi inadeguate alla complessità che la nostra società richiede, senza disporre degli strumenti concettuali, senza una visione strategica complessiva, senza avere un chiaro sistema di riferimento, in quanto chiunque può accedere alla professione.
E' assai raro difatti trovare qualcuno che sappia che cosa sia il graphic design, e le balbettanti spiegazioni di chi esercita la professione, spesso confondono gli interlocutori piuttosto che chiarire le loro idee.
Il fatto stesso che ci siano dei professionisti che di mestiere fanno i creativi, spesso, è sospetto.
"Come è possibile che esista un'attività che si definisce come l'insorgere eccezionale di intuizioni all'interno di un tessuto quotidiano "normale" di pensieri ed emozioni? La creatività è una sfaccettatura dell'attività umana che ha senso solo se inserita in un orizzonte contestuale che ha bisogno di incubazione." (Branding. Una visione design oriented - E. Carmi, E.I. Wegher, F. La Cecla)
Il graphic design e la comunicazione visiva è qualcosa che le persone incontrano tutti i giorni ma della quale non considerano l'impatto, positivo o negativo, sulle loro stesse vite, e tende a passare consciamente inosservato.
Spazio alle parole...
Non pretendo certo di esaurire qui tutto il linguaggio italiano e anglofilo con cui ogni giorno lavoriamo ma vorrei prendere in considerazione alcuni termini per condividere qualche riflessione.
Inizio con una delle più usate e soprattutto con una delle “prime” temporalmente che si incontrano nell’avvio di un progetto di comunicazione, qualsiasi esso sia:
BRIEFING
“nel linguaggio della pubblicità, istruzioni sommarie che il committente fornisce all'agenzia pubblicitaria per il lancio di un prodotto.”
Questo riporta il Garzanti.
E direi che come definizione si potrebbe far di meglio…
Anzitutto un briefing non è esclusivamente relativo al lancio di un prodotto ma riguarda qualsiasi attività/progetto venga intrapresa… dall’ideazione di una brochure, pieghevole, ecc. allo studio di una campagna pubblicitaria, dalla realizzazione del sito internet alla progettazione dello stand…
E’ dunque riduttivo parlare solo di lancio di un prodotto…un documento di brief serve per qualsiasi tipo di lavoro, per inquadrarlo, definirlo, conoscere e comprendere le esigenze, aspettative, richieste del cliente da interpretare appunto con il lavoro dell’agenzia.
Mi preoccupa poi l’uso della parola “sommarie” in questa definizione…perché realmente molte volte questo succede e scritto così sembra che la prassi giusta e corretta sia appunto di tenere queste istruzioni per l’agenzia “sommarie”…il che in pratica diventa generiche o generaliste e di poca significatività.
Se infatti può essere comprensibile che parole come professionalità, qualità, competenza et similia ricorrano come valori dell’azienda in quasi la totalità dei brief, ogni creativo spererebbe di avere qualcosa in più rispetto ad uno dei clichè dei brief “vorrei una grafica classica ma che risulti anche innovativa”.
Il briefing trasmesso all’agenzia dovrebbe esprimere tutti i valori, i gusti, i sogni e l’immaginario che l’azienda ripone in quel progetto nel modo più dettagliato possibile. Non si vuole avere un’idea della grafica o suggerimenti sull’impaginazione, le headline ecc. ma un percorso, una traccia, l’attesa di sensazioni che dovranno ritrovarsi nel lavoro compiuto.
Come arrivarci? Io spesso seguo una strada fatta di domande, spesso apparentemente fuorvianti… un po’ come un vecchio gioco televisivo “se fosse…?” e lascio parlare per metafore, ricordi, esempi anche fuori contesto, che mi permettono però di tarare le misure sulle parole e i gusti del cliente, di ricostruire il suo immaginario e di cercare di cogliere al meglio i suoi obiettivi anche non del tutto dichiarati o espliciti.
Non è facile… e questa forse è la cosa più importante da ricordare su questa parola. Un briefing non è una fase obbligata del lavoro da smaltire rapidamente ma è forse la fase più importante, per entrambe le parti e se gestita con la massima attenzione e cura da parte dell’azienda e dell’agenzia che davvero in quel momento comunicano con efficacia riduce, semplifica e dà grande soddisfazione a tutto il lavoro successivo.
Vale la pena perciò “perderci” qualche minuto in più e farlo diventare un’occasione importante di confronto tra professionisti nei rispettivi settori.
martedì 11 maggio 2010
BRAIN EMOTION “SALTA IN CATTEDRA” A UDINE
Per il quinto anno consecutivo l’Ing. Elena Ianeselli, titolare della nota agenzia di comunicazione e marketing Veronese, tornerà in cattedra al corso di Marketing Industriale del Professor Pietro Romano e affronterà vari aspetti della comunicazione nell’ambito della gestione aziendale, illustrando tematiche, strumenti e possibili problematiche annesse.
La lezione, che avrà luogo il 19 Maggio 2010, avrà un approccio meno didattico e più professionale: l’Ing. Ianeselli presenterà infatti agli studenti, nonché futuri responsabili d’azienda, casi di aziende che hanno collaborato con Brain Emotion e la cui analisi permetterà di realizzare un confronto in merito ad alcune significative problematiche di comunicazione nell’ambito della gestione aziendale B2B.
“Il tema della comunicazione, in un corso di laurea puramente tecnico come Ingegneria, viene molto spesso discusso prettamente in termini numerici, tralasciando diversi aspetti qualitativi legati all’immagine aziendale e ai relativi strumenti di comunicazione: aspetti che oggi non vanno assolutamente sottovalutati se un’azienda vuole distinguersi lanciando un determinato messaggio di sé e della propria attività” afferma l’Ing. Ianeselli.
“Il messaggio che Brain Emotion vuole trasmettere”, continua, “è che oggi tutto comunica, sta all’azienda capire cosa comunicare e come: in particolar modo, chi si occupa della gestione deve aver chiaro non solo gli obiettivi aziendali ma anche come veicolarli correttamente tra i pubblici giusti e con gli strumenti più appropriati, tutto questo senza dimenticare la coerenza e la trasparenza nei comportamenti.”
L’obiettivo delle case history è far comprendere, quindi, agli studenti come determinate problematiche di comunicazione siano impattevoli sulle aziende, indipendentemente dalle attività svolte o dai settori di appartenenza: l’agenzia Veronese si contraddistingue infatti per la versatilità e per la capacità di offrire soluzioni sempre nuove, grazie alla forza e alla creatività di un team affiatato e collaborativo.
L’appuntamento si rinnova per la quinta volta consecutiva a conferma del positivo riscontro avuto negli anni precedenti, sia per la possibilità offerta agli studenti di analizzare situazioni aziendali reali sia per Brain Emotion di arricchire la sua esperienza con nuovi spunti di riflessione.
Il professor Pietro Romano, a tal proposito, commenta “L’ing. Elena Ianeselli da 5 anni tiene la sua testimonianza nell’ambito dell’insegnamento di Marketing Industriale da me tenuto nel Corso di Laurea magistrale in Ingegneria Gestionale.
L’intervento dell’ing. Elena Ianeselli è ormai riconosciuto dagli studenti di ingegneria gestionale come un “must”, dato che riscontra anno dopo anno uno straordinario interesse per l’ottimale abbinamento degli aspetti teorici con le ricadute pratiche. Di ciò bisogna rendere merito all’esperienza professionale da consulente di comunicazione dell’ing. Ianeselli che rende possibile trasferire agli studenti alcuni “segreti del mestiere”, fondendo teoria, coinvolgimento didattico, pratica e vissuto operativo. Assieme infatti ai concetti fondamentali della comunicazione gli studenti entrano nel vivo di progetti reali, confrontandosi con il contesto quotidiano della futura professione anche negli aspetti tecnologici correlati.”
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Brain Emotion [http://www.brainemotion.it] è un’agenzia di comunicazione che offre servizi a 360° alle aziende nell’ambito del marketing e della comunicazione d’impresa.
In particolare offre servizi di consulenza su strategie e mezzi di comunicazione interna ed esterna, si occupa di studio e realizzazione marchi, loghi, di studio naming e posizionamento, di realizzazione brochure, cataloghi, leaflet e sales folder e creazione siti web con piattaforme e-commerce. Si occupa inoltre di realizzare campagne promo-pubblicitarie, attività di direct marketing e di organizzazione eventi, incluso l’allestimento di stand fieristici e servizi correlati.
Pietro Romano è professore associato di Ingegneria Economico-Gestionale presso l’Università degli Studi di Udine dove tiene i corsi di Organizzazione dei Sistemi Logistici e Marketing Industriale nei corsi di laurea e di laurea specialistica in Ingegneria Gestionale Industriale e dell’Informazione. È stato Direttore Scientifico della prima edizione del Master Cuoa in Lean Management e svolge attività di ricerca e formazione in collaborazione con numerose imprese e istituzioni nazionali e internazionali. E’ anche autore di oltre 90 pubblicazioni internazionali e nazionali nell’ambito del Supply Chain Management e dell’Operations Management, tra cui i recenti libri “Supply Chain Management”, pubblicato dall’Editore McGraw-Hill e “Gestione dei materiali nelle operations”, pubblicato dall’Editore CEDAM.
Contatto stampa:
Dott.ssa Elena Fazion
C/O Brain Emotion
Vicolo Calcirelli, 7 - Verona
Tel. 045/8106099
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Email: press@brainemotion.it
giovedì 6 maggio 2010
Variante limone
LE TESTE E LE CODE AL CINEMA
Forse dobbiamo imparare a comprenderli e a capirli.
Eppure, a partire da Woody Allen con il suo Heroine, spesso ogni regista ha il suo carattere preferito per i titoli di testa e per quelli di coda, oppure le sue animazioni preferite. Come dimenticare i titoli di testa di James Bond?!
Altri si affidano invece a veri creatori di font per crearne uno apposta, mentre altri ancora si affidano a coloro che assemblano la pellicola per far si che i titoli di testa e di coda quasi non si notino in quanto costruiti dentro l'animazione.
Gli Emmy Awards, i premi dedicati alla produzione televisiva americana e internazionale, hanno proprio una categoria specifica dedicata alla progettazione dei titoli di testa, di serie tv e trasmissioni.
Vi è chi perfino li colleziona e li cataloga per anno, veri cinefili con la passione per il graphic design e la tipografia. Dal primo film con un'attenzione ai "Main Title" (poichè prima erano solamente una lista di credits), fino ad ora.
mercoledì 5 maggio 2010
Cosa il cliente dovrebbe volere
In tutti questi anni, durante i quali ho sviluppato siti web per una miriade di persone, mi sono reso sempre più conto di quanto il lavoro del web master / web designer sia sottovalutato dai clienti o dai comittenti. Difficilmente mi sono imbattuto in richieste che non andassero a interferire con le scelte di design o con le scelte tecniche decise dagli sviluppatori.
"Il colore non mi piace", "C'è poco movimento", "A mia moglie non piace" (non sto scherzando!), "Il carattere è troppo piccolo e mi tocca mettere gli occhiali per leggerlo" (nemmeno adesso!) e via di seguito. Sicuramente chi fa questo lavoro conosce bene determinate problematiche.
Quello che però sfugge al cliente, ma che se ne parliamo al bar diventa perfettamente logico, è che quando una persona è esperta in un determinato campo, certi tipi di scelte hanno una motivazione forte che va molto al di là del "mi piace" o "non mi piace".
Troppo spesso si pensa che la pubblicità, o il sito internet che commissioniamo, sia per noi stessi e che debba piacere quindi a noi.
Ma non è così.
Un buon sito internet non deve piacere al proprietario ma al cliente, il che non significa che debba piacere a tutti, ma
Si arriva quindi ad una soluzione che, probabilmente, soddisferebbe il target designato, ma, statitsticamente, non il cliente. Inizia quindi una serie di modifiche che, quando siamo fortunati, non incide sull'idea creativa di fondo, ma, quando molto più spesso ci va peggio, rovina tutto il progetto di ideazione, arrivando ad una soluzione che sta a metà strada tra la nostra e quella del cliente e che non è, quindi, nè carne nè pesce.
Paradossalmente le modifiche richieste si accavallano e si cancellano tra loro, preferendo prima una soluzione, poi l'altra, poi ancora quella di prima.
Esce quindi un prodotto di media o bassa qualità che non porterà benefici al cliente e nemmeno al produttore.
Ma quindi il cliente dovrebbe stare zitto e accettare a capo chino le decisioni degli sviluppatori?
Asoolutamente no. Dovrebbe però essere collaborativo e mostrare fiducia al lavoro svolto: dovrebbe proporre e non imporre, dovrebbe ascoltare e non ordinare e dovrebbe valutare e non giudicare.
Del resto tra un anno se il sito avrà attorno migliaia di utenti sarà anche merito della competenza e dell'esperienza tecnica e comunicativa che gli sviluppatori hanno riversato in quel lavoro.
E tutto questo andrebbe a vantaggio del proprietario del sito e dei suoi clienti.
Il design:piccola guida per profani al vocabolo.
L'amarezza che mi ha suscitato la pubblicità è dovuta all'idea che pongono a questa parola nei confronti dei consumatori. E' questo ciò che pensa la gente della parola design?
Probabilmente si, visto che la pubblicità viene creata anche e soprattutto grazie a studi su determinati gruppi di persone.
Erroneamente la parola "design" viene usata per definire un prodotto di qualità, di ricercata personalità estetica. La definizione però va ricercata dalla lingua da cui proviene, l'inglese.
"To design" significa progettare, disegnare ed inizialmente va a specificare solamente il disegno industriale.
Se "design" però significa progettare, è anche normale che non sia solamente adattato al solo contesto industriale, ma delinea una corrente "creativa-artistica" che disegna varie tipologie di prodotto. Nascono così: eco-design, fashion-design, interior-design, food-design, flower-design, car-design, furniture-design, urban-design, sound-design, graphic-design, packaging-design, web-design...
Ciò non toglie che spesso varie di queste discipline si compenetrino tra loro a formare un assieme di arti creative molteplici.
Ciò che forma dal punto di vista storico il "design" è il progresso, associato agli avvenimenti storici, dalla prima rivoluzione industriale, alla prima esposizione universale, al bauhaus, al "famigerato" made in italy (concetto utilizzato all'inverosimile per la vendita, ma poco concretizzato nella realtà, tanto da diventare un marchio di fabbrica).
Il "good-design" infine è una successiva corrente di pensiero che permette di definire quando un "oggetto" è stato progettato bene per le sue funzioni.
Citando Lucarelli - "Ma questa è un'altra storia".
martedì 4 maggio 2010
LO SPAZIO BIANCO
Nelle parole di un cliente, spesso, "lo spazio bianco è soltanto uno spazio vuoto" (uno spazio buttato, uno spazio dove non c'è nulla da pubblicizzare, dove non ci sono contenuti che motivino la sua "spesa" alle agenzie).
Lo "spazio bianco" è lo spazio tra gli elementi in una composizione grafica.
Le pause negli spartiti musicali, sono importanti quanto le note e, per questo, hanno una loro lunghezza variabile. Così i chiari e scuri, le ombre e le luci nell'arte e nella scultura, gli spazi aperti e gli spazi chiusi nell'architettura.
Come l'importanza del respiro nelle attività sportive (e nella vita di ogni essere umano più in generale), inspirazione ed espirazione sono alternati, proprio come spazi vuoti e spazi pieni, dovrebbero concatenarsi ed eguagliarsi in modo da non creare effetti nè di troppo pieno nè di troppo vuoto.
Gli spazi bianchi, o vuoti, tendono ad esaltare gli spazi pieni ed il loro contenuto. Lo spazio bianco, le scritte leggere stimolano il senso di importanza, stimolano un senso di raffinatezza.
Bisogna capire che lo spazio bianco è un mezzo per creare un layout grafico armonioso ed equilibrato (non un metodo per alzare i preventivi).
lunedì 3 maggio 2010
WINE DESIGN: l'importanza dell'etichetta.
Sono ancora pochi i produttori che credono che anche l'occhio voglia sua parte.
Andando in un qualsiasi supermercato si vedono centinaia e centinaia di bottiglie con le solite etichette impersonali che non clpiscono l'occhio.
Si vedono centinaia di bottiglie che sembrano tutte uguali tra loro.
I produttori, non si fidano ancora del graphic designer che potrebbe proporgli un interessante rinnovamento del loro prodotto, forse per i prezzi esorbitanti che gli esperti di "quest'arte" gli propongono o perchè spesso le etichette se le fanno loro o se le fanno fare da una tipografia qualsiasi. La stessa magari da cui se le fa stampare, con simil-abbellimenti quali dorature o caratteri finto-calligrafici o ancora colori sgargianti che "imbelliscano" il loro marchio.
Gli enoagricoltori rimangono spesso ancora convinti che l'importante è solo che il vino sia buono.
Giunto alla 15° edizione, il Concorso Internazionale Packaging, in questi anni ha cominciato a premiare non solo l'Etichetta dell'Anno ma anche il Premio Speciale Immagine Coordinata, valorizzando l'impegno dei creativi attorno l'industria enologica.
Un aumento sull'impatto visivo e sull'estetica del prodotto aumentarebbe anche la sua visibilità commerciale e potrebbe identificare un'azienda per il suo carattere rispetto ad un'altra.
Troppo spesso ci si interessa ad un vino solamente per il suo gusto e profumo.
Ma come si arriva ad odorare o a gustare un vino? Facendoselo consigliare.
Oppure facendoci ispirare dal prezzo, dal retro etichetta formata da frasi e parole ben accostate tra loro, ma anche e soprattutto dalla sua etichetta.
Diverse ricerche hanno confermato che maneggiare una bottiglia, tenerla tra le mani, dà le stesse sensazioni di un libro, di un disco in vinile, la bellezza di una bottiglia e della sua etichetta ripaga quello che spendiamo.
Un vino, avendo delle sue qualità organolettiche, dovrebbe "in primis", proprio perchè dapprima la bottiglia passa tra le mani, cercare di stupire ed ammaliare la vista del suo fruitore, che possa pensare nella sua mente che quel vino sarà eccellente, delizioso e appagherà il suo corpo e il suo spirito.