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mercoledì 12 maggio 2010

Spazio alle parole...

Inizio con oggi uno spazio dedicato ad un breve glossario di parole della comunicazione e pubblicità.


Non pretendo certo di esaurire qui tutto il linguaggio italiano e anglofilo con cui ogni giorno lavoriamo ma vorrei prendere in considerazione alcuni termini per condividere qualche riflessione.



Inizio con una delle più usate e soprattutto con una delle “prime” temporalmente che si incontrano nell’avvio di un progetto di comunicazione, qualsiasi esso sia:



BRIEFING


“nel linguaggio della pubblicità, istruzioni sommarie che il committente fornisce all'agenzia pubblicitaria per il lancio di un prodotto.”



Questo riporta il Garzanti.



E direi che come definizione si potrebbe far di meglio…



Anzitutto un briefing non è esclusivamente relativo al lancio di un prodotto ma riguarda qualsiasi attività/progetto venga intrapresa… dall’ideazione di una brochure, pieghevole, ecc. allo studio di una campagna pubblicitaria, dalla realizzazione del sito internet alla progettazione dello stand…


E’ dunque riduttivo parlare solo di lancio di un prodotto…un documento di brief serve per qualsiasi tipo di lavoro, per inquadrarlo, definirlo, conoscere e comprendere le esigenze, aspettative, richieste del cliente da interpretare appunto con il lavoro dell’agenzia.



Mi preoccupa poi l’uso della parola “sommarie” in questa definizione…perché realmente molte volte questo succede e scritto così sembra che la prassi giusta e corretta sia appunto di tenere queste istruzioni per l’agenzia “sommarie”…il che in pratica diventa generiche o generaliste e di poca significatività.



Se infatti può essere comprensibile che parole come professionalità, qualità, competenza et similia ricorrano come valori dell’azienda in quasi la totalità dei brief, ogni creativo spererebbe di avere qualcosa in più rispetto ad uno dei clichè dei brief “vorrei una grafica classica ma che risulti anche innovativa”.



Il briefing trasmesso all’agenzia dovrebbe esprimere tutti i valori, i gusti, i sogni e l’immaginario che l’azienda ripone in quel progetto nel modo più dettagliato possibile. Non si vuole avere un’idea della grafica o suggerimenti sull’impaginazione, le headline ecc. ma un percorso, una traccia, l’attesa di sensazioni che dovranno ritrovarsi nel lavoro compiuto.



Come arrivarci? Io spesso seguo una strada fatta di domande, spesso apparentemente fuorvianti… un po’ come un vecchio gioco televisivo “se fosse…?” e lascio parlare per metafore, ricordi, esempi anche fuori contesto, che mi permettono però di tarare le misure sulle parole e i gusti del cliente, di ricostruire il suo immaginario e di cercare di cogliere al meglio i suoi obiettivi anche non del tutto dichiarati o espliciti.



Non è facile… e questa forse è la cosa più importante da ricordare su questa parola. Un briefing non è una fase obbligata del lavoro da smaltire rapidamente ma è forse la fase più importante, per entrambe le parti e se gestita con la massima attenzione e cura da parte dell’azienda e dell’agenzia che davvero in quel momento comunicano con efficacia riduce, semplifica e dà grande soddisfazione a tutto il lavoro successivo.


Vale la pena perciò “perderci” qualche minuto in più e farlo diventare un’occasione importante di confronto tra professionisti nei rispettivi settori.


Pubblicato da Brain Emotion
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Etichette: briefing, glossario

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